LA FAMIGLIA SPEZZA - storia


Le origini della famiglia Spezza risalgono al XIV secolo, fin da quando si ha notizia, in alcuni documenti, di un Antonius de Speza Miles pius et iustus. Tuttavia notizie più concrete le acquisiamo a partire dal tardo XV secolo, allorquando Benedetto (d’) Orlando de Speza decise di lasciare le sue terre d’origine, la Spagna, per stabilirsi nel Regno di Napoli. Ciò nonostante, permangono ancora dubbi riguardo le circostanze e le motivazioni che spinsero Benedetto (d’) Orlando, insieme con suo figlio Giovanni (che per primo italianizzò il nome in Spezza), ad abbandonare il Regno di Napoli e stabilirsi nelle terre di Patrica che all’epoca dipendevano, seppur indirettamente, dallo Stato della Chiesa. E' probabile che i de Speza, come molti altri nobili d’arme spagnoli dell’epoca, siano stati allettati dalla prospettiva di acquisire territori feudali nell’Italia meridionale, ma una volta trovatisi nel bel mezzo della contesa tra la dinastia Trastamara e i feudatari del napoletano, abbiano avuto la peggio e siano stati costretti a stabilirsi in territori più sicuri. Patrica, a quel tempo, dipendeva direttamente dalla famiglia Conti da Ceccano che l’aveva in feudo fin dalla dissoluzione dell’omonima contea. Fin dai primi tempi della loro presenza a Patrica, gli Spezza, ebbero accesso a cariche istituzionali di vario genere ed importanza: nei primi anni della seconda metà del XVI secolo diversi esponenti della famiglia furono “comites Stabiles” o comestabili, ufficiali di vario rango e notabili che ricoprirono ruoli, in alcuni casi, di grande importanza nel periodo della restaurazione del “regime o statuto di Castello” promossa dal commissario della Camera Apostolica Agostino Gottuzzi. Inoltre dal 1599 al 1625 gli Spezza furono sostenitori e in parte finanziatori e garanti della politica dei Santacroce, che a quell’epoca detenevano la signoria di Patrica. Da essa uscirono uomini d'arme al servizio della Chiesa, governatori, prelati, priori e gonfalonieri. A partire dal XVII secolo la famiglia venne in possesso di terre feudali con Rocca che tuttora conserva con annessi privilegi, prerogative ed esenzioni. Nella prima metà del Seicento numerosi documenti attestano la presenza nei Palazzi della Corte di un “notaro” Antonio Spezza, il quale permutò alcuni fabbricati di sua proprietà con il “Palazzo di pian di corte”; tuttavia, è più che probabile che il notaio Antonio utilizzasse il palazzo come suo studio, e non come residenza, anche se l’idea di trasformare ad uso abitativo il complesso dei Palazzi della Corte, quasi certamente, è imputabile alla sua volontà. La famiglia Spezza nel corso del seicento incrementò molto la propria importanza nel contesto cittadino, così da spingere diverse famiglie notabili ad imparentarsi con loro e a costituire una potente "casta nobiliare"; esponenti principali di questo periodo furono il conte Antonio ed il suo primogenito Nicola che si unì in matrimonio ad Isabella Vitelli, sorella di Don Angelo Vitelli, il quale nel 1663 lascerà numerose proprietà terriere a suo nipote Carlo Spezza. Don Carlo ottenne nel 1670 la cappellania e la sepoltura sotto il titolo di Santo Stefano e nel 1693 donerà a suo zio Don Domenico Spezza l’ingente somma di cento scudi d’oro per la costruzione di una nuova cappella di famiglia nell’antica chiesa di San Pietro. Purtroppo la demolizione di questa chiesa pre-romanica, avvenuta nel 1837, ci ha impedito di ammirarne la bellezza, tuttavia, diversi riferimenti ad essa sono rintracciabili in alcuni documenti stilati da Don Nicolangelo del Greco, arciprete della chiesa di San Pietro dal 1700 al 1726. Con l’avvento dell’amministrazione Colonna, le sorti della nobile famiglia erano inevitabilmente destinate a cambiare. La bontà dei rapporti che si instaurarono tra Federico Colonna e Nicola Spezza culminerà nel 1759 con un atto di riconoscimento, a quest'ultimo e ai suoi discendenti Carlo e il Monsignor Angelo, di importanti “Prerogative, Privilegi ed Esenzioni” all'interno del Marchesato di Patrica. Il valore ‘legale’ di questo atto è sintomatico dei rapporti che legarono i due casati, soprattutto per ciò che riguardava l’indiscussa ingerenza degli Spezza nella politica cittadina e le “competenze” dell’una e dell’altra famiglia nell’amministrazione del territorio. Tra gli eventi di una certa importanza che caratterizzarono la storia della famiglia Spezza vi è, nella seconda metà del XVIII secolo, lo stretto rapporto d’amicizia instauratosi tra il conte Nicola e l’allora cardinal Gian Vincenzo Antonio Ganganelli, che nel Maggio del 1769 sarebbe salito al soglio pontificio con il nome di Clemente XIV. Il cardinal Ganganelli fu ospite del conte Nicola nella sua avita dimora e commissionò a Niccolò Dalla Piccola la splendida pala d’altare che ancora oggi possiamo ammirare nella chiesa di San Giovanni. Illustre avo della nobile famiglia Spezza fu il Monsignor Gian Domenico Finateri, zio del conte Nicola. Egli fu diplomatico pontificio di indiscussa fama e priore dell’ Ordine di Malta e San Lazzaro, ricoprì l'incarico di "Uditore di Corte" presso la corte di Luigi XV e XVI fino allo scoppio della Rivoluzione Francese e, una volta tornato in Italia risedette per diverso tempo nel Palazzo baronale. Tra gli antenati più significativi, ci sembra, inoltre, opportuno menzionare il Monsignor Cesare Spezza, il quale fu reggente della Cancelleria Apostolica, canonico vaticano, protonotario apostolico e prelato referendario del Tribunale di Segnatura. Persona d’animo generoso, dedito a diverse opere di mecenatismo e contraddistinto da una grande sensibilità nel donare a favore della collettività, Monsignor Cesare si distinse per particolare meriti nel suo incarico di reggenza della governo apostolico in un periodo estremamente difficoltoso per lo Stato Pontificio come fu quello di fine XIX secolo (promosse e finanziò numerosi interventi nelle Chiese di San Pietro Apostolo e San Francesco). Nel 1851 Ercole Spezza si unì in matrimonio con Severina dei conti Pecci, nipote di Vincenzo Giovacchino Pecci, che nel 1878 sarebbe salito al soglio pontificio con il nome di Leone XIII, fautore tra l’altro, della celeberrima enciclica “Rerum Novarum. Questa unione ebbe significativi risvolti non solo per la famiglia, ma anche per Patrica: all’alba del XX secolo, Leone XIII volle erigere 20 croci sulle cime più alte d’ Italia in segno di redenzione. A Patrica, l’iniziativa venne fortemente sostenuta dai suoi nipoti prediletti, il Monsignor Cesare e il Cavalier Nicola Spezza, i quali, oltre alle ingenti donazioni fatte a tal scopo, istituirono un comitato per sostenere l’impresa e per rendere partecipe la cittadinanza tutta dell’importante avvenimento.

FONTI E BIBLIOGRAFIA
La maggior parte delle notizie qui riportate sono reperibili nell’archivio privato di Palazzo Spezza (non aperto al pubblico) e nell’archivio Colonna di Subiaco. Alcune informazioni sono contenute in DEL GRECO V., Il Castello dei conti Spezza, Roma 2006; GROSSI I.P., Gli “Atti” del commissario Agostino Gottuzzi, Patrica 1975.
Per maggiori informazioni sulla Famiglia Spezza possono essere consultati gli archivi del Collegio Araldico di Roma, dove con decreto del 1947 sono stati depositati i seguenti documenti: origini del Casato, degli uomini illustri, dei feudi e dei titoli accompagnati da copia dei diplomi di concessione e dell’albero genealogico (copia delle conferme nobiliari di Brevi pontifici del 22 settembre 1769 di Clemente XIV, del 18 dicembre 1902 di Leone XIII e del 1 dicembre 1914 di Benedetto XV).
Per ulteriori informazioni si rimanda a COLLEGIO ARALDICO, a cura di, Libro d’oro della Nobiltà Italiana, edizione XIII, volume XIV, Roma 1962, pagg. 1395-1396.

SITOGRAFIA
www.palazzo-spezza.blogspot.com; www.classitaly.com; www.bap.beniculturali.it; www.ciociariaturismo.it; www.rerumnovarum.it; www.carpinetoromano.altervista.org; www.digilander.libero.it/aldoconti/le_campane_di_patrica.htm.